Vivere insieme, vivere diversi

L'idea

La “diversità” come risorsa e occasione, per tutta la comunità.
Un modello innovativo di housing e di emancipazione sociale.
Un’esperienza virtuosa di inclusione sociale tra persone che vivono situazioni di difficoltà e la comunità locale.

Dove

Milano, periferia Nord, Via Carlo Conti 27
Quartiere Greco: territorio vivo e accogliente con una comunità locale e parrocchiale attenta e partecipe

L’immobile

Stabile inutilizzato di proprietà della Parrocchia di San Martino in Greco, che affaccia sull’oratorio e su strada;
4 piani (piano terra, 1° e 2° piano, sottotetto abitabile) per un totale di circa 800 mq;
La Parrocchia ha concesso gratuitamente il diritto di superficie (diritto reale sull’immobile) per una durata minima di 30 anni;
Ha necessitato di un profondo intervento di ristrutturazione, per mettere a norma tutto lo stabile, rinnovarlo e adattarlo alle esigenze di progetto (inizio: dicembre 2013 – fine prevista: maggio 2015).

L’obiettivo

Obiettivo generale del progetto “Vivere insieme, vivere diversi” di Consorzio Oikos è la creazione di un modello innovativo di housing e di emancipazione sociale che rappresenti un’esperienza virtuosa d’inclusione sociale tra persone che vivono differenti situazioni di difficoltà e la comunità locale.

L’idea di base è che le diversità possano essere non solo accolte, ma convivere positivamente ed essere valorizzate in una costante interazione con il territorio circostante.

Obiettivo strumentale a tal fine è la ristrutturazione di uno stabile di quattro piani (circa 1.000 mq complessivi) sito a Milano in Via Carlo Conti 27 (quartiere Greco).

Ad oggi tale edificio è inutilizzato ed è di proprietà della Parrocchia di San Martino in Greco, la quale ha concesso gratuitamente a Consorzio Oikos il diritto di superficie per i prossimi trent’anni.

I beneficiari

La palazzina è destinata ad ospitare persone con diversi tipi di disagio sociale e persone con disabilità.

In particolare, il pianoterra dell’edificio sarà la sede di lavoro del catering etnico solidale M’Ama Food: un progetto d’inserimento lavorativo che si rivolge a circa 100 donne rifugiate l’anno, impegnate a turno nel progetto.

Beneficeranno invece dell’accoglienza in forma stabile: una famiglia rom composta al massimo da 4 persone, selezionata tra quelle già in carico all’Associazione Comunità di Sant’Egidio; 10 persone diversamente abili con disturbi intellettivi, selezionati tra quelli già in carico alle cooperative sociali consorziate; 2 persone in evidente stato di disagio economico e sociale, come padri separati, famiglie monoparentali, coppie di persone con disabilità che vogliono intraprendere un percorso di convivenza.

Il bisogno

Il principale bisogno a cui si risponde con questo progetto è l’esigenza di alloggio a condizioni accessibili per le fasce deboli della popolazione di Milano, e la loro inclusione nella società. Sia le persone con disabilità sia le persone in difficoltà socio-economica hanno infatti una estrema difficoltà ad accedere a soluzioni abitative stabili e a prezzi accessibili.

Allo stesso tempo, spesso non sono pronte per vivere in totale autonomia e mantengono per un medio periodo la necessità di essere accompagnate e seguite da una rete di servizi professionale e solida.

Questi argomenti sono particolarmente attuali per le persone con disabilità, le cui famiglie devono iniziare presto a individuare la soluzione abitativa del proprio caro con disabilità una volta che non ci sarà più nessuno a occuparsi di lui. Il “dopo di noi” diventa allora una sfida da cogliere e programmare preventivamente quando la famiglia è ancora solida e può supportare la persona con disabilità nella fase di sperimentazione e graduale passaggio a una completa autonomia abitativa ed emancipazione sociale.

L’esperienza di decenni nel lavoro con persone con disabilità e con le loro famiglie, le sollecitazioni ricevute dalle famiglie stesse, le riflessioni nate da una costante analisi del bisogno e del contesto cittadino, ci hanno portato negli ultimi cinque anni a dare vita a diversi progetti di sperimentazione di vita autonoma, anche per persone con disabilità medio grave.

Questi progetti hanno un particolare successo se avviate in una fase della vita in cui la famiglia è ancora presente ed è quindi possibile lavorare in modo più soft sul distacco (purtroppo inevitabile) della persona con disabilità dai genitori. Il contesto in cui si sviluppa il progetto, fatto di spazi dedicati ai singoli servizi, spazi comunitari e di appartamenti, è inserito nel contesto della parrocchia S. Martino in Greco, area in cui è attivo un tessuto sociale di supporto in grado di fare sperimentare una quotidianità fatta di relazioni vere, con una presenza educativa attenta alle esigenze di ciascuno e un modello di gestione dei servizi improntato alla centralità della qualità di vita delle persone coinvolte.

Attraverso questa nuova palazzina solidale, il Consorzio Oikos vuole dare l’opportunità alle persone in difficoltà socio-economica (persone a basso reddito, famiglie rom, mamme sole con bimbi…) e alle persone con disabilità di avere una casa e un accompagnamento professionale che ne garantisca un’efficace e sostenibile integrazione: un luogo protetto dove abitare e uno strumento di integrazione fattiva con la comunità territoriale.

Il contesto e le istituzioni

Il progetto risponde a una precisa sollecitazione degli enti pubblici locali e si integra con altre iniziative di housing sociale che stanno nascendo sul territorio milanese.

Questo tipo di sperimentazioni e progettazioni innovative sono infatti state oggetto di attenzione da parte del Comune di Milano, che le ha accreditate e che ha inserito nel piano di zona 2012/2014 tra gli obiettivi quello di “rivolgere attenzione a progetti sperimentali attuati in diversi ambiti (es. vita indipendente) che, se positivi, possano trasformarsi in veri progetti consolidati” (cit. Piano di Zona 2012 – 2014).

Inoltre, sempre nel Piano di Zona del Comune di Milano, si fa esplicito riferimento alla necessità di lavorare sull’autonomia della persone con disabilità e sulla necessità di lavorare nel supporto al processo di distacco dalla famiglia, anche attraverso l’attivazione di una rete territoriale utile allo sviluppo di esperienze di tempo libero, come di seguito riportato: “Diventa necessario promuovere strategie per sviluppare gli spazi e le esperienze di autonomia della persona disabile, iniziando a valorizzare le attività di tempo libero come attivatore di crescita, autonomia, emancipazione, normalità, interconnessione tra ambiti, diritto, tempo liberato, propulsore di capacità individuali, ecc….. A questo proposito occorre però superare criticità che oggi limitano gli impatti desiderati: il superamento della problematica legata alla limitatezza temporale dei progetti; la formazione degli operatori; prevedere percorsi specifici per le disabilità gravi perché possano sperimentare livelli di autonomia che consentano l’uscita dalla famiglia.” (cit. Piano di Zona 2012 – 2014).

A tal fine, lo stesso documento raccomanda l’ampliamento dell’offerta delle esperienze di sperimentazione della vita autonoma: “Lo sviluppo dell’autonomia della persona con disabilità si consolida con l’inserimento in una propria residenza, in funzione del grado di fragilità. A questo proposito l’offerta residenziale va ampliata partendo dal consolidamento delle risposte residenziali già in essere, confermando il percorso attualmente sperimentale delle esperienze a media e bassa protezione che valorizzano le reti sociali (esempio ProgettaMI, condominio solidale, residenze per minori ecc.), garantendo il sostegno a soluzioni innovative in risposta a bisogni ad oggi rimasti insoddisfatti (es. disabilità motoria, con la destinazione di risorse ad hoc).

A tuttoquesto è doveroso aggiungere quanto la Delibera della Regione Lombardia X/116 del 2013 volta ad istituire il Fondo regionale a favore della famiglia e dei suoi componenti fragili, che evidenzia come area di interesse e di priorità di intervento le persone con gravi disabilità, auspicando “l’incremento della capacità di risposta al bisogno di vita autonoma ed indipendente attivando forme di residenze “assistite” (es. mini alloggi e alloggi “protetti”)”.

La palazzina solidale diventerà una risorsa per i Servizi Sociali del territorio e per le istituzioni, delle quali si mette al servizio e con le quali è previsto un percorso di avvicinamento e – a tendere – accreditamento formale.

Il primo piano ospiterà un progetto d’inserimento lavorativo per donne rifugiate in carico al Comune di Milano e residenti presso il Centro Polifunzionale Sammartini (gestito per conto del Comune dalla Cooperativa Farsi Prossimo).

Gli appartamenti destinati alla residenzialità leggera ospiteranno persone con disabilità già in carico ai Servizi Sociali del Comune.